BRUNO TOUSCHEK E L'ARTE DELLA FISICA Nel 1960 prende l'avvio nei Laboratori di Frascati il progetto per la costruzione di AdA, il primo prototipo di anello di annichilazione per elettroni e positroni, dal diametro di poco più di un metro e mezzo. È il primo collider materia-antimateria costruito nel mondo. Con quest'impresa l'Italia si pone all'avanguardia della ricerca mondiale in questo campo realizzando per prima un anello di accumulazione nel quale due fasci di particelle di carica opposta si possono incontrare dando origine a nuove particelle. Attraverso processi come questi i fisici possono comprendere la natura delle leggi fondamentali della materia e del nostro universo. L'idea rivoluzionaria era stata proposta da Bruno Touschek il 7 marzo 1960; subito ne fu compresa l'importanza da un gruppo di giovani fisici che lavoravano nei Laboratori di Frascati, dove era appena entrato in funzione l'Elettrosincrotrone, una macchina per accelerare elettroni la cui costruzione era stata un'impresa di grande impegno, con cui la comunità scientifica italiana era entrata in competizione con i grandi laboratori di ricerca degli Stati Uniti. Bruno Touschek tuttavia già pensava al futuro e lanciava una sfida: le collisioni elettrone-positrone possono consentire lo studio di una nuova fisica. La sfida fu accettata, anche a livello tecnologico. Fu subito disegnato il magnete che avrebbe curvato la traiettoria delle particelle per farle girare in una ciambella dove era necessario praticare un vuoto assai spinto per far vivere a lungo i fasci di elettroni e positroni e farli incontrare molti milioni di volte al secondo. Dopo appena un anno si riuscirono a far circolare i primi elettroni nella camera a vuoto. I problemi affrontati erano al limite delle possibilità tecniche di quei tempi, inoltre nessuno aveva mai prodotto prima un fascio di positroni. Nel 1964, dopo una serie di vicissitudini che misero a dura prova le capacità del piccolo team affiatato, il pionieristico esperimento si concluse positivamente: elettroni e positroni effettivamente s'incontrano e si annichilano dando luogo energia elettromagnetica fortemente localizzata riconvertibile in particelle delle più varie specie. Intanto era stata avviata la progettazione per un anello molto più grande, Adone, la cui costruzione fu ultimata alla fine degli anni sessanta. Il protagonista di questa storia straordinaria è Bruno Touschek, un fisico austriaco, nato a Vienna nel 1921. Le sue qualità di maestro, di fisico teorico e di profondo conoscitore delle macchine acceleratrici, furono alla base dei contenuti fortemente innovativi con cui operò nell'ambiente universitario romano e nei Laboratori Nazionali di Frascati a partire dal 1952, anno del suo arrivo in Italia. Touschek era un intellettuale, un tipico rappresentante della cultura mitteleuropea, dotato di un notevole talento per il disegno. Attraverso l'umorismo paradossale dei suoi schizzi esprimeva quotidianamente e nei momenti più disparati, la sua personale visione del mondo, il suo sarcasmo, la sua irriverenza. Bruno Touschek non vivrà abbastanza da assistere al trionfo delle sue idee. Nell'ottobre del 1977 quando si trasferisce al CERN di Ginevra, come visiting scientist, è ormai molto malato. Tuttavia, durante gli ultimi mesi di vita, collabora validamente con il team di Carlo Rubbia che sta lavorando sulla fisica protone-antiprotone; queste ricerche si concretizzeranno negli anni successivi con la scoperta delle particelle W e Z0, che frutterà il Nobel a Rubbia e a Simon van der Meer. L'idea rivoluzionaria di Bruno Touschek è ormai alla base di tutti i giganteschi collider, dal diametro di chilometri, con cui attualmente si studia la fisica delle particelle. La storia di questa avventura straordinaria, inquadrata nel più ampio contesto delle vicende della fisica italiana a cavallo tra gli anni venti e gli anni settanta del novecento, è raccontata in un lungometraggio realizzato da Enrico Agapito e Luisa Bonolis attraverso la testimonianza dei protagonisti, i documenti originali e i manoscritti di Bruno Touschek, avvalendosi di un vasto materiale iconografico e di documentari d'epoca. La ricostruzione è insieme la biografia di un grande scienziato e un percorso attraverso quella grande avventura scientifica e umana che è stata la fisica italiana del novecento. Il racconto, attento in ogni momento al rigore scientifico, è allo stesso tempo rivolto al grande pubblico che può agevolmente seguire lo sviluppo degli avvenimenti e il significato profondo che hanno avuto nella cultura del nostro tempo.